| | All'anagrafe: Alfredo James Pacino |
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Etą: 83 anni | Data di nascita: 25/04/1940 | Segno Zodiacale: Toro | Luogo di nascita: New York, USA | | |
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| Alfredo James Pacino nasce nell'aprile del 1940, da padre e madre siciliani in America, che divorziano quando lui ha due anni. Da piccolo cresce nel Bronx e coltiva la passione per il baseball: comincia a fumare già a nove anni, a scuola dà problemi, finché non la lascia a 17 anni, deciso a diventare un attore. La madre non sostiene la scelta, quindi si guadagna da vivere da solo, lavorando come portiere, autista e fattorino. Cerca di entrare all'Actor's Studio una volta, ma viene rifiutato: dopo quattro anni all'accademia Herbert Berghof Studio e il sostegno del coach Charlie Laughton, ritenta e questa volta ci riesce, sostenuto da Lee Strasberg che gli insegna il celebre metodo.
Prima di arrivare al cinema, Pacino fa molto parlare di sè sul palcoscenico, a partire dal 1967: nel 1969 vince il suo primo Tony Award con "Does a Tiger Wear a Neck-Tie?" e nello stesso periodo ha una relazione con Jill Clayburgh: non si sposerà mai, intrecciando vai amori con colleghe, tra cui Diane Keaton e Beverly d'Angelo.
Lo sbarco sul grande schermo è in un piccolo ruolo in Me, Natalie (1969), ma è la sua parte da protagonista in Panico a Needle Park (1971), in cui interpreta un giovane eroinomane, ad attirare l'attenzione di Francis Ford Coppola.
Il regista, al lavoro su Il padrino (1972), s'impunta con la produzione per volerlo nei panni di Michael Corleone: la parte lancia Pacino tra le star, con una doppia nomination a Golden Globe e Oscar, come miglior attore non protagonista. Diserterà tuttavia la premiazione, ritenendo che il personaggio di Michael fosse il vero protagonista della storia. Poco importa: da questo momento fino a tutti gli anni Settanta, Al diventa uno dei capisaldi del grande cinema americano, e i riconoscimenti non mancano. Ottiene un Golden Globe come miglior attore per l'iconico Serpico (1973), che gli frutta pure una nomination all'Oscar come migliore protagonista. Seguono doppia nomination per il ritorno di Michael Corleone in Il padrino – Parte II (1974), per il rapinatore disperato di Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975) di Sidney Lumet e per l'avvocato in una scomoda posizione in ...E giustizia per tutti (1979) di Norman Jewison, dove divide lo schermo proprio con l'amato Lee Strasberg. Nonostante opere come Cruising (1980) e Papà sei una frana (1982, nomination ai Golden Globe, peraltro) non sfondino presso la critica e il pubblico, la sua monumentale interpretazione in Scarface (1983) di Brian De Palma entra nell'immaginario collettivo e gli garantisce un'altra nomination ai Golden Globe.
La seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta sono un periodo di assestamento: il Razzie per Revolution (1985) è una macchia che lo spinge a rallentare, a tornare al teatro e a prendersi un attimo di respiro. Porta a casa una facile nomination ai Golden Globe con Il padrino Parte III (1990), ma è forse meno scontato l'entusiasmo, con nomination a Golden Globe e Oscar come migliore non protagonista, per il suo deforme Big Boy Caprice nel Dick Tracy (1990) di Warren Beatty. E' il preludio al primo e unico Oscar della sua carriera, come migliore protagonista: il Profumo di donna (1992), remake firmato Martin Brest dell'omonimo film di Dino Risi con Vittorio Gassman, gli garantisce anche un meritato Golden Globe. Sfiora Oscar e Golden Globe come non protagonista in Americani (1992), finché la sua magistrale interpretazione del Carlito's Way (1993) di Brian De Palma non conclude questa fase, benedetta da un Leone d'Oro alla Carriera nel 1994.
Fino alla fine degli anni Novanta Pacino continua a garantire performance straordinarie, ma forse a scapito della ricerca. Heat (1995, Michael Mann), Donnie Brasco (1997, Mike Newell), L'avvocato del diavolo (1997, Taylor Hackford), The Insider (1999, ancora Mann) e Ogni maledetta domenica (1999, Oliver Stone) intrecciano i veri e propri personaggi con il tipo di recitazione che ci aspetta da lui: da mattatore. Forse anche per questo l'Academy gli volta le spalle. Parallelamente, inizia a saggiare la regia: Riccardo III – Un uomo, un re (1996) è un semidocumentario in cui si affronta la tragedia di Shakespeare, mentre anche l'inedito Chinese Coffee (2000) è la trasposizione di una commedia teatrale.
Dopo aver così bene resistito alla frequente tendenza con cui Hollywood trasforma le sue icone in monumenti a se stesse, Cecil B. De Mille Award nel 2001 incluso, Al Pacino sembra soccombervi dall'inizio del nuovo millennio.
Nell'ultimo decennio infatti Al colleziona tre nomination ai Razzie Award, per Amore estremo (2003), 88 minuti (2007) e Sfida senza regole (2007) e addirittura lo vince nel 2012 per il suo demenziale duetto con Adam Sandler in Jack e Jill (2011). Nonostante questo, in tv gli va molto meglio: vince due Golden Globe come miglior attore per Angels in America (2004) e Il dottore morte (2011), e riceve due nomination per Phil Spector (2013). Nel 2016 anche i Golden Globe cinematografici si ricordano di una colonna del cinema americano, ricandidandolo come miglior attore per La canzone della vita - Danny Collins (2015). Nel 2016 è al fianco di Anthony Hopkins nel thriller Conspiracy – La cospirazione.
Come soddisfazione personale non da poco, è attualmente copresidente dell'Actor's Studio che da ragazzo una volta lo rifiutò.
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