| | All'anagrafe: Ron Howard |
---|
Etą: 70 anni | Data di nascita: 01/03/1954 | Segno Zodiacale: Pesci | Luogo di nascita: Duncan, Oklahoma, Stati Uniti | | |
|
| Il vero nome di Ron Howard non è Ron Howard e nemmeno Ronald William Howard, bensì Ronald William Beckenholdt. Ron, nato a Duncan (Oklahoma) il 1 marzo 1954, è figlio d'arte: la madre, Jean Speegle Howard, era un 'attrice americana, mentre il padre, il regista sceneggiatore e attore Rance Howard, cambiò il suo cognome da Beckenholdt a Howard per la sua carriera nel mondo del cinema. Dopo la nascita di Ron, l'intera famiglia si trasferì a Hollywood nel 1958, dove rimase per tre anni per poi trasferirsi a Burbank, Los Angeles. Eppure è proprio in questi anni che il piccolo Ron inizia a recitare prima comparendo in un episodio di Ai confini con la realtà (1959), poi prendendo parte dal 1960 al 1968 alla sitcom The Andy Griffith Show, dove è Opie, il figlio del protagonista, accreditato ai tempi come Ronny Howard. A questi ruoli televisivi seguono ben presto quelli cinematografici, infatti dopo essere comparso ne Il viaggio (1959) di Anatole Litvak, Ronny riceve la parte del balbuziente Winthrop Paroo in Capobanda (1962) con Robert Preston e Shirley Jones. Ritroverà quest'ultima l'anno seguente sul set di Una fidanzata per papà (1963) di Vincente Minnelli, dove il piccolo Ron è il figlio di Glenn Ford. Dopo il diploma al John Burroughs High School, frequenta la School of Cinematic Arts della University of Southern California, una laurea che non conseguirà mai.
Con una carriera attoriale avviata sin dalla tenera età, Ron Howard colleziona nel primo decennio di vita abbastanza esperienza da diventare un baby idol, senza avere mai un calo di ingaggi. È così che negli anni '70, l'adolescente Howard si ritrova in TV ne La famiglia Smith (1971), come il figlio quindicenne di Henry Fonda e Janet Blair. Al cinema, invece, è protagonista prima della commedia di George Lucas, American Graffiti (1973), poi dei western La banda di Henry Spikes (1974) di Richard Fleischer e Il pistolero di Don Siegel - quest'ultimo gli vale una candidatura ai Golden Globe come Migliore attore non protagonista. I Settanta segnano per Howard anche l'inizio di due strade parallele e differenti: nel 1974 entra nel cast della serie cult Happy Days (1974) come Richie Cunningham, guadagnando la fama mondiale e un Golden Globe, e nel 1977 dirige (e interpreta) il suo primo film, il successo al botteghino Attenti a quella pazza Rolls Royce. Riprende il suo precedente ruolo in American Graffiti 2 (1979) e questo è definibile come il suo ultimo ruolo attoriale al cinema - da qui comparirà sporadicamente in regie proprie o presterà al massimo la sua voce, come il doppiaggio di Osmosis Jones (2001). Ormai deciso a intraprendere esclusivamente la strada registica, abbandona anche il ruolo di amico di Fonzie, sebbene quello di Richie sia il personaggio a cui egli stesso rimarrà più legato e a cui gli spettatori mondiali assoceranno maggiormente il volto di Ron Howard.
Il secondo film diretto dal regista rosso, Night Shift - Turno di notte (1982), è una commedia di successo che vede nei panni da protagonista un giovanissimo Michael Keaton e una vecchia conoscenza di Howard, Henry Winkler, che in Happy Days interpretava proprio Fonzie. Da questo momento in poi, Howard, dopo aver girato alcuni telefilm, si dedica pienamente al cinema, consegnando alla storia grandi pellicole di successo. Oltre alla fama, però, arrivano anche i primi riconoscimenti ed è così il director viene nominato come Miglior regista ai Saturn Award per Splash - Una sirena a Manhattan (1984), film di grande incasso con Tom Hanks, e si aggiudica un Premio giovani al Festival di Venezia con lo sci-fi Cocoon - L'energia dell'universo (1985). Sono anni in cui il cineasta ama sperimentare con i generi, misurandosi con diverse tipologie e portando sul grande schermo una vastità di film che vanno dalla commedia di Gung Ho - Arrivano i giapponesi (1986) al fantasy di Willow (1988), toccando un'ampia gamma di temi senza risultare troppo borioso, come i vari momenti di una vita familiare in Parenti, amici e tanti guai (1989), commedia sostenuta da un cast di grande portata.
Sebbene già diversi lavori di Howard avevano ricevuto candidature agli Oscar per gli interpreti o la sceneggiatura, nel 1991 l'action movie Fuoco assassino (1991) se ne aggiudica tre per il sonoro, il montaggio sonoro e gli effetti speciali, consacrando il film a capolavoro del genere nei primi anni Novanta. Nonostante non abbia esaltato la critica, Cuori ribelli (1992) una storia d'amore western, viene accolto positivamente dal pubblico, anche per la presenza degli allora novelli sposi Tom Cruise e Nicole Kidman. Howard non tarda a risollevare gli animi dei critici e lo fa con Cronisti d'assalto (1994), dove dirige nuovamente Keaton. Il punto più lato toccato dal regista in questo decennio è, però, Apollo 13 (1995), l'avventura sci-fi con protagonista Hanks inserita da The New York Times tra i 1000 migliori film di sempre. Il film riceve nove candidature dall'Academy - di cui due vinte - quattro ai Golden Globe - tra cui quella come Miglior regista - e molte altre. Dopo aver rivoluzionato il mondo degli space movie, Howard si accinge a chiudere gli anni '90 con il thriller Ranson - Il riscatto (1996) con Mel Gibson e la commedia Ed TV (1999) con Matthew McConaughey.
Il Terzo Millennio si apre nel migliore dei modi, addirittura meglio di come si fosse chiuso il precedente, Howard infatti porta sul grande schermo il suo film natalizio "anti-Natale" Il Grinch (2000), che, grazie anche alla magistrale interpretazione di Jim Carrey, in poco tempo diventa un cult movie e la creatura verde dal sorriso machiavellico parte della cultura pop. Una delle capacità del cineasta è quella di superarsi e chi poteva superare Il Grinch di Ron Howard se non Ron Howard stesso? E lo fa proprio nel 2001 con A Bautiful Mind, bio-pic con Russell Crowe nei panni del Premio Nobel John Nash, matematico affetto da schizofrenia. Una pellicola che trionfa sia al botteghino che con la critica, permettendo al regista di aggiudicarsi l'Oscar per la regia e come Miglior film. A un così sfavillante periodo ne segue uno meno trionfale, a cui fanno da cornice il western The Missing (2003), accolto non così positivamente come ci si aspettava, e un altro bio-pic con Crowe, Cinderella Man - Una ragione per lottare (2005), che, nonostante gli ottimi giudizi critici, non ha avuto la stessa portata della precedente collaborazione Howard-Crowe.
Nel 2006 Howard si lancia nella regia dell'adattamento de Il codice da Vinci, best-seller scritto da Dan Brown, che ha diviso la critica (biasimato dalla Chiesa cattolica) e che grazie al successo del libro e al clamore causato ha attestato un'ottima entrata commerciale. Howard dirigerà anche i sequel, Angeli e demoni (2009), girato a Roma, e Inferno (2016), girato in parte a Firenze e Venezia, ma la curiosità causata dal primo film è andata scemando col tempo, mantenendo comunque un cospicuo numero di fan della collaborazione tra Howard e Brown. Il regista torna in corsa agli Oscar con Frost/Nixon - Il duello (2008), film storico che riceve cinque candidature dall'Academy e attesta il record del 2008 nel suo weekend di uscita. Seguono la commedia Il dilemma (2011) con Vince Vaughn e Kevin James, che passa inosservata, e il bio-pic Rush (2013) sulle stelle della Formula 1, James Hunt e Niki Lauda, interpretate da Daniel Brühl e Chris Hemsworth. Quest'ultimo è anche il protagonista del flop Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick (2015), sugli eventi accaduti nel 1820 alla baleniera Essex che hanno ispirato Herman Melville nella stesura di "Moby Dick". Dopo aver omaggiato i cinque ragazzi di Liverpool con il documentario The Beatles: Eight Days a Week - The Touring Years (2016), Howard viene contattato per dirigere lo spin-off Solo: A Star Wars Story, pellicola dell'universo di Guerre Stellari sul personaggio di Han Solo da giovane. Gli anni Duemila lo vedono anche tornare in TV sia in veste di narratore della serie Arrested Development - Ti presento i miei (2003) che come produttore di Genius (2016), per cui ha diretto anche un episodio nominato agli Emmy Awards. | |
|
|