| | All'anagrafe: Isabelle Anne Huppert |
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Etą: 69 anni | Data di nascita: 16/03/1955 | Segno Zodiacale: Pesci | Luogo di nascita: Parigi, Francia | | |
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| Fin da quando è apparsa sul grande schermo per la prima volta, nel 1971, nei Primi turbamenti in cui recitava anche la Adjani, è stato chiaro che Isabelle Huppert non sarebbe mai stata un'attrice come le altre: e oggi, con più di 100 film alle spalle, Isabelle Huppert è una delle regine del cinema europeo e mondiale, per charme e talento, capace di essere aristocratica, sensuale e dark come nessun'altra.
Nata a Parigi il 16 marzo del 1953, la più giovane dei cinque figli di una famiglia borghese della capitale francese, Isabelle scopre la passione per la recitazione da giovanissima, e viene sostenuta dai genitori che ne intuiscono le potenzialità. Così, la giovane Isabelle inizia a frequentare il Conservatorio di Versailles e al Conservatoire d'Art Dramatique di Parigi, e a recitare in teatro e in televisione.
Dopo l'esordio nel film di Nina Companéez, la sua carriera procede spedita: la sua partecipazione a I Santissimi di Bertrand Blier gli dona una certa notorietà, e lavora poi con Bertrand Tavernier (Il giudice e l'assassino) e Otto Preminger (Operazione Rosebud), ma è con La merlettaia, nel 1976, che arriva a conquistare la vera fama.
Grazie al film di Claude Goretta, infatti, ottiene una candidatura ai César come miglior protagonista (la prima di innumerevoli) e vince un BAFTA e un David di Donatello: primi premi di una carriera che ne sarà ricchissima.
Nel 1978, con Violette Nozière, che le vale il premio come miglior attrice a Cannes, ha inizio il sodalizio artistico con Claude Chabrol, che la dirigerà in altri sei film: tra i quali Un affare di donne e Il buio nella mente, per i quali la Huppert otterrà la Coppa Volpi al Festival di Venezia (e per il secondo anche un César, finora l'unico), oltre a Madame Bovary, Rien ne va plus, Grazie per la cioccolata e La commedia del potere.
Nel 1980 recita per la prima volta per Godard in Sauve qui peut (la vie), per Mauro Bolognini in La storia vera della signora dalle camelie, e soprattutto per Michael Cimino nel capolavoro I cancelli del cielo, il suo primo film americano.
Nel 1982 sposa il regista Ronald Chammah, da cui avrà tre figli, Lolita, Lorenzo e Angelo, e per tutti gli anni Ottanta, Isabelle Huppert va costruendo il personaggio d'interprete di personaggi algidi e taglienti che saranno il suo marchio di fabbrica, lavorando con registi come Joseph Losey (La Truite), Marco Ferreri (Storia di Piera), Andrzej Wajda (Dostoevskij - I demoni) e Curtis Hanson (La finestra della camera da letto).
Il decennio successivo vede proseguire il sodalizi con Chabrol ma anche quello con Benoît Jacquot (cinque i film che i due hanno girato assieme: Storia di donne, L'école de la chair, Niente scandalo, La Fausse suivante, Villa Amalia), e l'incontro con autori come Abbas Kiarostami e Werner Schroeter, ma è con l'ingresso negli anni Duemila che Isabelle Huppert riesce ad aggiungere nuove e inquietanti sfumature ai suoi personaggi e alla sua immagini pubblica: e lo fa soprattutto grazie a Raul Ruiz, che la dirige in Figlio di due madri, e ancora di più l'austriaco Michael Haneke, che nel 2001 la vuole come protagonista di La pianista, grazie al quale vincerà un European Film Award e il premio come miglior attrice a Cannes. Con Haneke la Huppert lavorerà poi anche in Il tempo dei lupi, in Amour e nell'imminente Happy End, e sarà proprio lei a premiarlo, da presidente di giuria, con la Palma d'oro per Il nastro bianco.
Ma, a testimonianza della versatilità del talento dell'attrice francese, ecco che dopo La pianista arriva il musicale Otto donne e un mistero di Ozon, grazie al quale arrivano un altro EFA e il premio come miglior attrice al Festival di Berlino.
Tutti, in tutto il mondo, vogliono lavorare con Isabelle Huppert: e lo fanno David O. Russell (I ♥ Huckabees - Le strane coincidenze della vita), Claire Denis (White Material), Marco Bellocchio (Bella addormentata), Brillante Mendoza (Captive), Hong Sang-soo (In Another Country).
E in ogni film la Huppert è la Huppert. Altrove, forse, gioca più di rimessa, col suo personaggio, si limita a una normale amministrazione che è comunque mille volte più coinvolgente degli sforzi estremi di tante sue colleghe, ma nel 2016 centra una doppietta di altissimo livello: è straordinaria, e niente affatto manierata, infatti, ne L'avenir di Mia Hansen-Løve e ancor di più in Elle di Paul Verhoeven, il film che gli regala la prima nomination all'Oscar della sua carriera.
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