| | All'anagrafe: Aldo Giuffré |
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Etą alla morte: 86 anni | Data di nascita: 10/04/1924 | Segno Zodiacale: Ariete | Luogo di nascita: Napoli | Data di morte: 26/06/2010 | Luogo di morte: Roma |
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| Attore, doppiatore e comico. Suo padre, violoncellista al Teatro San Carlo di Napoli, muore quando lui ha solo dodici anni. Il piccolo Aldo si trova così costretto ad andare a lavorare per aiutare la famiglia, mentre il fratello Carlo (in seguito anche lui attore) viene mandato in un collegio per orfani. La sua carriera nel mondo dello spettacolo inizia quando, non ancora ventenne, viene assunto alla RAI come annunciatore radiofonico e l'esperienza lo porterà anche per un breve periodo a Roma (sua è la voce che il 25 aprile 1945 da via Asiago annuncia agli italiani la fine del secondo conflitto mondiale). Tenta la via del teatro sin dall'inizio degli anni '40 finché nel 1946, dopo il disastroso tentativo di formare una propria compagnia, entra in quella di Eduardo De Filippo. Nel corso delle quattro stagioni passate a recitare con il celebre maestro assimila una spontaneità nella recitazione e una versatilità che gli saranno utili nel corso della sua lunga carriera teatrale in cui sarà ottimo interprete di opere in dialetto ("Filumena Marturano", "Questi fantasmi!", "Le bugie con le gambe lunghe", "Le voci di dentro", "La grande magia", "La paura numero uno") come di testi classici (da Cechov a Goldoni a Pirandello). Spaziando dal dramma alla commedia, diretto da registi come Luchino Visconti, Giorgio Strehler o Virginio Puecher, calca le tavole di celebri palcoscenici - il Teatro di Roma, il Piccolo di Milano o lo Stabile di Palermo - accanto a interpreti come Andreina Pagnani, Renzo Ricci, Anna Magnani. Nei primi anni '70 riesce finalmente a formare una sua compagnia, insieme al fratello Carlo. Le loro messe in scena, che comprendono un vasto repertorio di commedie e farse in napoletano, riscuotono gran consenso di pubblico tanto che, nel 1983, ai due fratelli viene consegnato il Premio Positano per aver ottenuto il più alto incasso al botteghino fra tutte le compagnie di prosa italiane. Fra i testi portati in scena con maggior successo figurano: "Francesca da Rimini" di Antonio Petito, "A che servono questi quattrini?" e "I casi sono due", entrambe di Armando Curcio e, soprattutto, "La Fortuna con l'effe maiuscola", scritta da Eduardo e dallo stesso Curcio. Durante i suoi anni nella compagnia di De Filippo avviene anche l'incontro con il grande schermo. Il suo esordio cinematografico è nel film "Assunta Spina"(1947, di Mario Mattoli) cui seguiranno negli anni diverse buone prove in oltre cento film, ma sempre relegate a personaggi di contorno e per lo più in ruoli comico brillanti. Tra le sue più intense interpretazioni si segnalano soprattutto l'eroico marinaio Pitrella di "Le quattro giornate di Napoli"(1962, di Nanni Loy), il popolano napoletano Pasquale Nardella nell'episodio "Adelina" inserito in "Ieri, oggi, domani"(1963, di Vittorio De Sica), l'ufficiale nordista di "Il buono, il brutto e il cattivo"(1966, di Sergio Leone) e il balordo Cocò in "Mi manda Picone"(1984, dello stesso Loy). Molto più consistente, forse al pari del teatro, è la sua attività in televisione dove partecipa a romanzi sceneggiati (tra cui "La trincea", 1961, e "La figlia del capitano", 1965), commedie moderne ("Le donne oneste", "La maschera e il volto", 1965), classici della letteratura (Shakespeare, Schiller, Puskin, Tolstoj) e serie TV ("Le avventure di Laura Storm", 1965), arrivando persino a condurre trasmissioni di varietà come "Senza rete"(1973) e partecipando alla celebre "Canzonissima". In questi stessi anni si avvicina al doppiaggio e la sua voce continua a passare anche attraverso l'etere con radiodrammi, testi teatrali e trasmissioni di intrattenimento come "Gran Varietà"," Voi ed io", "Ciao domenica". A metà degli anni '80 è costretto a sottoporsi a un intervento alle corde vocali che lo costringe ad allontanarsi per un periodo dalle scene anche se tra l'88 e l'89 partecipa ai film "Scugnizzi" di Nanni Loy, "L'ultima scena" di Nino Russo e "Mortacci" di Sergio Citti. Tornerà al cinema nei primi anni del 2000 con i film "Il mare non c'è paragone"(2001, di Eduardo Tartaglia), "La repubblica di San Gennaro (2001, di Massimo Costa), "Rosa Funzeca"(2002, di Aurelio Grimaldi). Personaggio eclettico, negli ultimi anni di vita si dedica anche alla scrittura pubblicando i romanzi "Amici come prima"(2003) e "La meravigliosa storia di Antonio Maraviglia"(2009) e, nel 2007, "I Coviello", un lungo racconto dedicato all'epopea di una famiglia di guitti. Per quanto riguarda la sua vita privata, è stato sposato con l'attrice Liana Trouché morta in un tragico incidente stradale occorso mentre si trovava a bordo di un'Alfa 6 guidata dal collega attore Gino Bramieri. Dopo la scomparsa della prima moglie si lega alla compagna Elena che rimane accanto a lui fino agli ultimi giorni della sua vita. Muore all'età di 86 anni all'Ospedale San Filippo Neri di Roma in seguito a un'operazione di peritonite. | |
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