| | All'anagrafe: Renzo Montagnani |
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Etą alla morte: 66 anni | Data di nascita: 11/09/1930 | Segno Zodiacale: Vergine | Luogo di nascita: ALESSANDRIA (Italia) | Data di morte: 22/05/1997 | Luogo di morte: ROMA (Italia) |
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| Attore e doppiatore. Piemontese 'per caso', la famiglia è di antiche origini toscane. Lui, infatti, frequenta le scuole a Firenze finanche la facoltà di Farmacia. Durante gli studi, debutta nel teatro universitario insieme ai compagni Beppe Menegatti e Ilaria Occhini. Quest'ultimi decidono di trasferirsi a Roma per frequentare l'Accademia d'Arte Drammatica, ma Renzo non li segue preferendo completare il suo ciclo di studi regolarmente. Tuttavia, una volta laureatosi, si dedica a tempo pieno alla recitazione e nel 1955 si trasferisce a Milano lavorando nelle compagnie di rivista di Enrico Viarisio, Erminio Macario, Gino Bramieri, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. I riflettori si accendono su di lui, soprattutto, grazie alla sua interpretazione in "I sogni muoiono all'alba", di Indro Montanelli. Lavora anche al Teatro Sant'Erasmo di Milano sotto la guida di Maner Lualdi e, a partire dal 1963, allo Stabile di Trieste. Giunge finalmente a Roma nel 1966 ottenendo uno strabiliante successo con "Vestire gli ignudi" di Luigi Pirandello, diretto da Giuseppe Patroni Griffi. Come attore di teatro è ormai consacrato. Debutta anche sul piccolo schermo ma con piccoli ruoli che non aggiungono nulla alla sua popolarità. Ha modo, però, di lavorare al fianco di Valeria Moriconi trovando con lei una certa sintonia tanto che, insieme, entrano a far parte della 'Compagnia dei Quattro' (formata da Glauco Mauri, la stessa Moriconi, il regista Franco Enriquez e lo scenografo Emanuele Luzzati). Questo sodalizio si rivela piuttosto fruttuoso e, tra il 1968 e il 1970, vanno in scena con molti spettacoli, tra cui: "Le mosche" di Jean-Paul Sartre; "La dame de Chez Maxim" di Georges Feydeau e "L'assoluto naturale" di Gianni Parise. La compagnia, però, si scioglie nel 1971 e Renzo riapproda alla televisione come conduttore di varietà e, in particolare, nei panni del protagonista del dramma "Il crogiuolo" di Arthur Miller , diretto da Sandro Bolchi. La sua fama si accresce sempre più presso la critica e il grande pubblico, merito tutto delle grandi doti da attore drammatico e della sua bella voce profonda; anche se il suo aspetto fisico, decisamente non prestante, e il carattere gioviale pronto alla battuta e alla risata, lo rendono particolarmente adatto a ruoli da commedia. Anche la carriera cinematografica si divide tra il registro comico e quello drammatico. L'esordio avviene proprio con la trasposizione cinematografica del suo successo teatrale, "I sogni muoiono all'alba"(1961), diretto da Indro Montanelli, Enrico Gras e Mario Craveri. Successivamente, è uno de "I sette fratelli Cervi"(1967) per Gianni Puccini; recita in "Metello"(1969), di Mauro Bolognini, e ne "Il delitto Matteotti"(1973) di Florestano Vancini. A partire dagli anni Settanta, poi, dovendo far fronte alle spese mediche necessarie alla cura del figlio Daniele gravemente ammalato, accetta, suo malgrado, di recitare in una serie di pellicole erotiche di scarso valore e qualità ma di sicuro compenso. Il film che avvia la serie delle sue partecipazioni è"Peccati di famiglia"(1974), di Bruno Gaburro. La sua aria da uomo comune in mezzo a donne bellissime e scollacciate è una combinazione vincente che trova, facilmente, la risata del pubblico e determina il grande successo di questi film. Ma la critica non risparmia il povero Renzo. Tuttavia, si riscatta prendendo parte a lavori di tutt'altro spessore, come: "Viaggio con Anita"(1978), di Mario Monicelli; "Giocare d'azzardo"(1982), di Cinzia TH Torrini, in cui realizza uno straordinario duo con Piera Degli Esposti, e "La giacca verde"(1979), di Franco Giraldi, dove si cimenta in una delle sue migliori parte drammatiche apprezzata anche da Mario Soldati, autore del racconto da cui è tratto il film. Ma il personaggio cinematografico che lo rende più noto presso il grande pubblico è, sicuramente, quello di 'Guido Necchi' in "Amici miei atto II"(1982), di Mario Monicelli, e "Amici miei atto III"(1985), di Nanni Loy. La sua carriera, poi, continua alternando prove in televisione, si ricorda il celebre personaggio di 'don Fumino' e il 'Don Ferrante' de "I promessi sposi"(1989) di Salvatore Nocita, e in teatro, in cui eccelle particolarmente ne "La coscienza di Zeno"(1978), sotto la guida di Giraldi. È stato doppiatore di grandi nomi, quali gli attori Charles Bronson, Philippe Noiret, Michel Piccoli, Albert Salmi sino al gatto 'Romeo-er mejo der Colosseo' ne "Gli Aristogatti"(1970). Muore a causa di un tumore incurabile. | |
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