Attore. Il padre era un sarto del quartiere di Forcella. Secondo una tipica usanza dell'epoca, il padre lo portava sempre alle feste che seguivano ai matrimoni e Nino, già a nove anni, si esibiva cantando. Feste e 'periodiche' costituiscono la fase del suo 'apprendistato'. Pian piano, questo bambino minuto che non prova soggezione di fronte al pubblico comincia a farsi notare arrivando a muovere i suoi primi passi anche nel teatro, specie di compagnie dialettali. La prima di cui fa parte è la 'Compagnia dei piccoli', diretta da Mimì Maggio. Studia mimo e danza e, in seguito, si unisce alla compagnia di Salvatore Cafiero. Nel 1928 risulta essere uno dei migliori interpreti di 'sceneggiate' creando uno stile tutto suo, fatto di mimica e improvvisazione. Si configura, sempre di più, come uno strenuo lavoratore dotato di una grande professionalità. Il 1933 è l'anno della prosa. Si cimenta, soprattutto, con i testi di Ernesto Murolo. Successivamente, lo scrittura per la sua rivista anche Anna Fougez. Ha modo di lavorare con grandi nomi, quali: Titina De Filippo, Wanda Osiris e Lucy D'Albert. Col tempo, riesce ad emergere a sua volta grazie, soprattutto, ad alcune sue famose 'macchiette': 'Ciccio Formaggio' e il barone 'Carlo Mazza'. Al cinema approda nel 1938, ma il vero successo giunge solo negli anni Cinquanta. Il merito va ad una serie di film privi di grandi pretese artistiche ma comunque molto gradevoli. Tuttavia, il suo talento vero viene fuori nel film "Anni facili"(1953), di Luigi Zampa, che gli vale anche un Nastro d'Argento come miglior attore protagonista. Gli anni Cinquanta lo vedono impegnato, parallelamente, anche in teatro con i testi di Giuseppe Marotta e Raffaele Viviani andando in scena, tra gli altri, con "L'ultimo scugnizzo", "L'imbroglione onesto" e "Morte di Carnevale". Seguono tantissimi film in cui fa da spalla a Totò, quali "Tototruffa '62"(1961), di Camillo Mastrocinque, e "Lo smemorato di Collegno"(1962), di Sergio Corbucci. In tutte queste interpretazioni traspare sempre la grande ammirazione che Taranto ha per il suo collega, tanto che quando spetta a lui la battuta non si mette mai in competizione, piuttosto al suo servizio. Contemporaneamente, compare moltissimo anche in TV, sia in sceneggiati che varietà. Degli anni Settanta si ricordano: "Milleluci" e "Senza Rete", in cui fa conoscere al pubblico televisivo le sue strabilianti macchiette. Ancora in vita, gli è stato dedicato anche un programma RAI che ripercorre la sua storia: "Taranto story"(1985). Fino alla fine della sua vita, ha portato avanti la passione per il teatro continuando ad andare in scena col fratello Carlo sulle tavole del 'Sannazzaro' con la compagnia di Luisa Conte. Il comune di Roma gli ha dedicato una strada, mentre quello di Napoli i giardini di via Aniello Falcone che si affacciano sulla sua casa di Parco Grifeo. Sempre a Napoli, opera anche una fondazione a suo nome, creata dai familiari per mantenerne vivo il ricordo.