| TRAMA: Di ritorno presso la tribù degli Unni dopo avere studiato presso la capitale dell'impero, Attila viene fermato da un tribuno romano che, ligio agli ordini, lo fa colpire da una freccia poiché ha osato impadronirsi della spada di Marte e tentato di passare il confine senza autorizzazione. Il futuro "flagello di Dio", riavutosi miracolosamente dalla ferita subita, fa uccidere il tribuno di confine e la sua famiglia; quindi raggiunge il gruppetto di amici che lo attendono. Dopo avere annunziato al fratello Bleda che la spada del comando è valida soltanto se stretta da un pugno forte, sano e virile, Attila espone il suo piano ai fedeli; chiede illimitata fiducia; quindi, per mezzo del fido Massimo, elimina coloro che dissentono dai suoi metodi pur concordando sulle finalità. Mentre cerca di consolidare la fede dei suoi pochi seguaci, invita un tribuno suo amico e fa uccidere tutti i mercenari che porta con sè. Fa eliminare anche il discepolo che, con troppo zelo, ha indotto il tribuno romano al suicidio, dichiarando che dei talenti militari si ha sempre bisogno, da qualsiasi parte provengano. Ritenendosi pronto allo scopo, Attila si incontra con il fratello Bleda. Accetta da lui una sua donna in moglie. Massimo, al corrente della situazione, mette in guardia i fedeli dal credersi una cosa sola con il capo che è con loro, ma al di sopra di loro; comprende che nella tradizione ha un limite e dichiara che con i compagni da ora in poi sarà cieco, sordo e muto. Ma le mosse di Bleda, re degli Unni e presunto successore di Valentiniano III, sembra che abbiano ragione di Attila. Si celebra il funerale suo e di sua moglie; quindi tutti i fedelissimi di Attila si abbandonano ai gorghi del mare. Ma Attila, rialzandosi dal letto funebre, afferra la spada di Marte. Dopo avere contemplato i cadaveri di coloro che non hanno avuto fede in lui, dichiara: "I giorni dei miracoli sono arrivati; la terra trema e le stelle cadono; sarò io a dominare; e anche i popoli indomiti verranno a salutare i miei piedi". |
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