Charlotte Rampling nasce il 5 febbraio del 1946 a Sturmer, Essex, in Inghlilterra. Sua madre fa la pittrice, mentre suo padre è un colonnello dell’esercito e un ex atleta premiato alle Olimpiadi. La piccola Charlotte cresce fra la Francia, Gibilterra e la Gran Bretagna, ultimando le scuole superiori a Londra e frequentando per qualche mese l’università a Madrid. Nel 1963 comincia la carriera di modella e un bel giorno, mentre passeggia per le strade di Londra, si imbatte in un agente di casting che la avvicina alla settima arte. Il debutto cinematografico avviene nel 1965, quando Richard Lester la dirige in Non tutti ce l’hanno. L’anno dopo la Rampling recita nella commedia Otto facce di bronzo, impegno che non le permette di accettare la proposta di Roman Polanski di lavorare in Cul-de-sac.
Per l’attrice quest’occasione mancata non è la tragedia peggiore del periodo: la sua amata sorella si toglie la vita e a Charlotte non resta che tenersi impegnata. Tra i film degli ultimi scampi del decennio sono da ricordare Bersaglio umano di Roger Corman e La Caduta degli Dei di Luchino Visconti, il quale le affida il ruolo di una madre trentasettenne deportata in un campo di concentramento con i figli.
A Charlotte Rampling piace collaborare con i registi italiani, tanto che si fa dirigere da Giuseppe Patroni Griffi in Addio, fratello crudele, da Giuliano Montaldo in Giordano Bruno e da Liliana Cavani ne Il portiere di notte. Quest’ultimo film, in cui si fa vedere con il seno nudo, le bretelle e il berretto da ufficiale nazista, la trasforma in una diva, che però, invece di andare a far follie a Hollywood, sceglie di restare saldamente ancorata al cinema d’autore. Nella seconda metà degli anni ’70, inoltre, l’attrice ha la fortuna di confrontarsi con eccezionali compagni di set: Sean Connery nel fantascientifico Zardoz, Peter O’Toole in Foxtrot e soprattutto il grandissimo Robert Mitchum in Marlowe, il poliziotto privato. Da rammentare anche l’esperienza nel musical di e con Adriano Celentano Yuppi Du.
Per Charlotte Rampling i film più importanti degli anni Ottanta sono Il verdetto di Sidney Lumet, in cui ha la possibilità di affiancare Paul Newman, e Viva la vita di Claude Lelouch. Interessante la collaborazione con Nagisa Oshima per Max amore mio.
Negli anni ’90 la Rampling non frequenta il cinema in maniera troppo assidua, limitandosi a piccole produzioni. Negli anni 2000, invece, torna sulla cresta dell’onda, e lo fa anche per merito di François Ozon, che le offre la parte della protagonista di Sotto la sabbia. Con Ozon, Charlotte farà anche Swimming Pool, Angel e Giovane e bella. Come se si fosse risvegliata dal letargo, l’attrice inizia, nel periodo immediatamente successivo, ad accumulare notevoli collaborazioni, flirtando di tanto in tanto con il cinema statunitense, come dimostrano le apparizioni in Spy Game e Basic Instinct 2. Alla Francia, la brava Charlotte Rampling regala Due volte lei e il più celebre Verso il Sud, mentre “si concede” all’Italia lasciandosi dirigere da Gianni Amelio ne Le chiavi di casa. Da non scordare, Perdona e dimentica di Todd Solondz.
Anche le scelte artistiche di Chalotte Rampling degli ultimi anni denotano una forte volontà di cambiare stile e registro. Senza mai perdere verve, l’attrice recita per esempio in Melancholia e nel leggerro StreetDance 3D. Chiamata da Alina Marrazzi per impersonare la Pauline di Tutto parla di te, la Rampling si è distinta ultimamente anche per il suoi lavori televisivi: la miniserie Restless e il personaggio della dottoressa Evelyn Vogel di Dexter.
Lo scorso anno Charlotte ha incantato il Festival di Berlino con la sua interpretazione in 45 anni, aggiudicandosi L’Orso d’Argento per la migliore attrice. Il film le ha portato anche, oltre alla nomination all’Oscar, lo European Film Award.