Attore. Nato in una famiglia di umili origini, prima di dedicarsi al cinema spende una giovinezza tumultuosa e ribelle, di cui fanno parte la frequentazione del Partito Comunista, una serie di relazioni extraconiugali - che all'epoca fecero molto scalpore, costringendolo più volte alla fuga - e l'esercizio di varie professioni: minatore in Belgio (dandosi malato per un appuntamento galante è scampato alla tragedia di Marcinelle), operaio nelle acciaierie inglesi di Bristol, manovale, cameriere, sguattero in un ristorante romano di via della Croce, il 'Re degli Amici'. Ed è proprio a Roma che, grazie ai suoi tratti somatici marcatamente del sud, viene notato dal regista Mario Monicelli che è alla ricerca di un 'tipo siciliano' per il suo film "I soliti ignoti"(1958). Così Murgia, sardo fino al midollo, si trova quasi trentenne a fare il suo ingresso nel mondo del cinema nei panni di Michele detto "Ferribotte"(storpiatura dell'inglese "ferry boat", il traghetto che unisce la Sicilia al continente), un siciliano geloso e possessivo nei confronti di una procace e bellissima sorella e componente di una sgangherata banda di scassinatori. Grazie al meritato successo di critica e di pubblico, l'attore si trova catapultato verso una inaspettata popolarità sommerso da un giorno all'altro da contratti per numerosi film. Purtroppo per lui, spesso i ruoli che gli vengo affidati non sono altro che una copia conforme della sua prima caratterizzazione, ma tanto basta ad assicurargli un'attività artistica continua e durata per quasi quarant'anni. Oltre ai sequel "L'audace colpo dei soliti ignoti"(1959, di Nanni Loy) e "I soliti ignoti vent'anni dopo"(1985, di Amanzio Todini), nella sua lunga carriera ha partecipato, tra gli altri, anche a "La grande guerra"(1959) e "La ragazza con la pistola"(1968), entrambi ancora per la regia di Monicelli, e "Caccia alla volpe"(1966) di Vittorio De Sica. Negli anni Sessanta è presente, sempre come comprimario, in molte produzioni 'leggere' e più commerciali che caratterizzavano il cinema italiano di quel periodo come per esempio "L'onorata società"(1961, a fianco di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) o "Il giorno più corto"(1962), con Totò e diretto da Sergio Corbucci. Molte anche le apparizioni sul grande schermo nel corso degli anni '70 e '80, con la partecipazione a commedie di genere minore e scollacciato ma anche alle pellicole firmate dal duo artistico Castellano & Pipolo e interpretate da Adriano Celentano ("Innamorato pazzo", 1981; "Grand Hotel Excelsior", 1982; "Segni particolari: bellissimo", 1983). Tutte le sue interpretazioni sono state doppiate con la tipica cadenza sicula (a prestargli la voce sono stati attori come Renato Cominetti, Ignazio Balsamo e Michele Gammino) e solo nel 1988, con il film "Operazione Pappagallo" di Marco Di Tillo, gli spettatori hanno potuto sentire la sua vera voce, contraddistinta da un forte accento sardo. Diverse sono state anche le sue apparizioni sul piccolo schermo: è stato testimonial nei caroselli di una nota marca di caffè e interprete di produzioni TV come gli sceneggiati "Le cinque stagioni"(1976, di Gianni Amico), "E la vita continua"(1984, diretto da Dino Risi), le serie "Il vigile urbano ( 1989, di Castellano e Pipolo) e "Italian Restaurant"(1994, di Giorgio Capitani), la fiction "Tutti pazzi per amore 2"(2010, di Riccardo Milani). Attivo sino alla fine, negli anni 2000 è apparso anche nei film "Ribelli per caso"(2001, di Vincenzo Terracciano), "E guardo il mondo da un oblò"(2006, di Stefano Calvagna), "Chi nasce tondo..."(2008, di Alessandro Valori). La sua ultima fatica è stata la produzione italo-belga "Holy Money", diretta nel 2009 da Maxime Alexandre. Malato da tempo di Alzheimer, si è spento all'età di 81 anni in una casa di cura per anziani a Tolfa, in provincia di Roma.