Attore. La sua famiglia si trasferisce in California quando lui ha quattro anni. Comincia ad interessarsi al teatro mentre frequenta l'high school, e riesce poi a coltivare quell'interesse nonostante la II Guerra Mondiale lo distolga dall'arte e dalle scene, costringendolo invece ad arruolarsi nell'esercito. Nel 1952 si iscrive alla University of Southern California per studiare drammaturgia. Debutta a La Jolla Playhouse in una versione teatrale di "Billy Budd" di Melville, e poi parte per New York, dove lo attende un periodo di ristrettezze economiche, solo in parte risolte dalla sua prima apparizione televisiva (lo spot per una schiuma da barba). Coburn torna quindi a Los Angeles e qui riesce a trovare lavoro in TV, nella serie "Klondike" e nel western televisivo "Bonanza". Nel genere western, del quale sarebbe diventato uno dei volti più familiari al grande pubblico, Coburn si trova subito a suo agio, tanto che proprio in due western fa la sue prime apparizioni sul grande schermo: è il 1959 e i due film si chiamano "L'albero della vendetta" e "Il volto del fuggiasco". L'anno dopo, Coburn ottiene da John Sturges una parte per "I magnifici sette", una versione western de "I sette samurai" di Kurosawa. Il successo del film lancia, oltre a Coburn, giovani attori come Steve McQueen, Charles Bronson e Robert Vaughn. Coburn vi recita la parte di Britt, l'uomo armato di coltello. Lo nota Audrey Hepburn, che lo propone a Stanley Donen per il ruolo di Tex Penthollow in "Sciarada", del 1963; lo stesso anno in cui Coburn prende parte a un altro film di successo, "La grande fuga". Nel '66 arriva per lui il primo ruolo da protagonista: è l'agente Derek Flint ne "Il nostro agente Flink", la cui ottima riuscita determina un seguito dal titolo "A noi piace Flint". Fondamentale è, nel 1965, l'incontro con Sam Peckinpah. Con lui Coburn torna al western in "Sierra Charriba", nel 'cult' "Pat Garrett e Billy Kid" e ne "La croce di ferro" addirittura, Peckinpah gli lascia una parte della regia in "Convoy - Trincea d'asfalto" (1978). Nel '71 Sergio Leone lo vuole in "Giù la testa". Strettamente legato al western (e comunque abituato a ruoli da 'duro'), Coburn patisce, inevitabilmente, il declino del 'suo' genere e anche, dalla fine degli anni '70, l'insorgere di una fastidiosa forma di artrite. Dagli anni '80 lavora prevalentemente in televisione. Il cinema però non lo dimentica. In anni recenti, dopo aver interpretato se stesso per Robert Altman ne "I protagonisti", è comparso accanto a Mel Gibson in "Maverick" e ad Arnold Schwarzenegger in "L'eliminatore". E quando, nel 1999, per il ruolo di padre brutale e alcolizzato in "Affliction", Hollywood - che non aveva mai pensato a lui nemmeno per una nomination - lo ha premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista, quel premio raggiunto a settant'anni ha avuto tutto il sapore di un meritato riconoscimento alla lunga, quarantennale carriera.L'attore si è spento all'età di 74 anni, stroncato da un infarto, nella sua villa di Los Angeles.