TRAMA: A., regista di origine greca esule negli Stati Uniti, torna nella città natale, Florina, per la proiezione di uno dei suoi controversi film. In realtà è tornato per trovare alcune bobine di un documentario girato all'inizio del secolo sui Balcani dai mitici fratelli Manakias, la cui pellicola non è stata ancora sviluppata. Sulle labili tracce di questo documento, unico di una realtà perduta per sempre, A. si dirige in taxi verso la frontiera con l'Albania, dove incontra gruppi di profughi. Prosegue il viaggio verso Skopje in Macedonia, e quindi raggiunge Monastir, dove visita il rudere incendiato del vecchio cinema dei Manakias e dove un'impiegata della cineteca lo avvisa che le bobine sono a Bucarest. Alla frontiera A. ricorda l'arresto, l'interrogatorio e la fucilazione come sovversivo di Yannakis Manakias. In Romania, A. rivive il periodo trascorso con la famiglia a Costanza; il padre che torna da Mathausen nel 1945, le perquisizioni, gli arresti, le confische. Ad ogni ricordo del passato ecco sorgere il fantasma di un amore perduto. A. è ora su una chiatta che discende il Danubio verso le Porte di ferro con a bordo un'enorme statua di Lenin. A Belgrado A. ha un incontro con Nikos, un amico giornalista, conosciuto a Parigi, che lo avvisa che le bobine sono a Sarajevo. Dopo un viaggio notturno sul fiume, giunge nella città semidistrutta: qui incontra Ivo Levi, il conservatore delle cineteca, che tenta di sviluppare la pellicola contenuta nelle bobine. Nella passeggiata nella nebbia per festeggiare la riuscita dell'operazione assiste allo sterminio, ad opera di un cecchino, di tutta la famiglia di Levi.