| TRAMA: Perceval incontra in una foresta un gruppo di cavalieri splendidamente armati e ne resta affascinato. Orfano di un cavaliere di razza celtica, poco più che adolescente, natura ingenua ed integra, egli è stato allevato dalla madre lontano da ogni idea di imprese cavalleresche. Ma egli desidera recarsi alla corte del leggendario Re Artù, volendogli chiedere l'investitura. Sua madre lo lascia partire con dolore, dopo avergli vivamente raccomandato di proteggere vedove e fanciulli, di non reclamare dalle donne nulla più che un bacio ed un anello, di ascoltare sempre i consigli di uomini saggi e dabbene e, allo scopo di evitare risposte pericolose, di chiedere agli altri solo il minimo necessario. Perceval parte e la madre sviene davanti alle porte della città. Comincia così la serie delle avventure del "fanciullo selvaggio", che pare assistito da singolare fortuna. In una tenda sperduta, bacia una fanciulla, ne prende l'anello ed il cibo del suo innamorato - l'Orgoglioso della Landa - ; proprio davanti al castello di Re Artù, sfida e disarciona il temuto Cavaliere Vermiglio, ne prende la lancia e si fa investire cavaliere, giurando a se stesso di vendicare una dolce ancella che, solo per avergli sorriso, viene schiaffeggiata dall'invidioso Siniscalco Kèu. Si ferma, quindi, nella città di Beaurepaire, dove la dama Biancofiore lo accoglie e rifocilla: Perceval sfida e batte in torneo il malvagio Re Aguingueron, che aveva cinto di assedio le mura, nonché un altro Cavaliere, Clamadeu. Altro importante incontro quello con il Re Pescatore, che lo accoglie a palazzo: Perceval, tra un banchetto e un torneo, assiste ad una insolita processione, durante la quale dei paggi recano sia una mirabile lancia da cui cola sangue, sia la sacra coppa del Graal. Ma il giovane cavaliere, timoroso di far domande, non afferra il misterioso significato di tale incontro e riparte verso nuove gesta. Incontra ancora così l'Orgoglioso della Landa, che batte, ma non uccide, per inviarlo invece alla Corte di Re Artù a testimonianza di sé e quasi a risarcire la gaia pulzella ingiustamente schiaffeggiata. A questo punto si incrociano ed alternano con le imprese di Perceval le gesta di Gauvain, altro e più adulto Cavaliere, anch'esso impegnato in tornei cortesi ed in servizio di pietà e lealtà nella città di Escavalon. Dopo cinque anni di continuo errare e di perdita della memoria Perceval incontra ancora il Re e, finalmente, nel giorno del Venerdì santo, un gruppo di penitenti che lo invita a deporre le armi, nonché un eremita, al quale chiede di confessarsi. Gli viene detto che la madre è morta, perchè mai più Perceval è tornato a lei, che il Re Pescatore e l'eremita che gli parla sono ambedue suoi zii ma, soprattutto, che egli ha fatto male a non porre nel momento giusto l'unica essenziale domanda, quando vide con i suoi propri occhi la Sacra Lancia ed il Graal: la coppa in cui Giuseppe d'Arimatea raccolse il sangue di Cristo e nella quale sono conservate le ostie, unico alimento del morente Re Pescatore. Il dolore ed il pentimento di Perceval sono così sinceri, che egli, rivivendo la Passione e Morte del Signore, si identifica con l'Uomo crocefisso. Fatta così la scoperta della sofferenza, non resta a Perceval che partire per la sua più ardua ed affascinante impresa, questa volta non più cavalleresca, ma spirituale: il ritrovamento e l'adorazione del Graal, di cui la leggenda vuole che egli sia diventato il custode supremo. |
|
---|