| | All'anagrafe: Manoel Candido Pinto De Oliveira |
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Etą alla morte: 106 anni | Data di nascita: 11/12/1908 | Segno Zodiacale: Sagittario | Luogo di nascita: OPORTO (Portogallo) | Data di morte: 02/04/2015 | Luogo di morte: Porto, Portogallo |
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| Regista. Ancora attivo a 99 anni, è il decano e maestro del cinema portoghese, dallo stile lento, antinarrativo e straniante in cui predomina la raffinatezza formale. Nato in una famiglia di ricchi industriali, studia in Portogallo e in Spagna. Debutta nel cinema come comparsa nel 1928 in "Fatima miracolosa" (Fátima Milagrosa) e come attore partecipa al primo film sonoro portoghese. Nel 1929 comincia a girare un cortometraggio sull'ansa fluviale del Douro "Douro, ansa fluviale" (Douro, faina fluvial) che uscirà due anni dopo. Atleta e corridore automobilistico, alla morte del padre deve dedicarsi alla conduzione dell'azienda paterna insieme ai fratelli. Torna a girare cortometraggi nel 1938 con "Miramar, plaia de rosas" e "In Portogallo adesso si fabbricano automobili" (Em Portugal já se fazem automóveis". Il suo primo film da regista è"Aniki Bóbó" (1942) - un film sull'infanzia adattato da un racconto di Rodrigues de Freitas - che verrà paragonato ai film di De Sica- Zavattini "I bambini ci guardano" e "Sciuscià". Poichè gli vengono bocciate dal governo alcune proposte per altri film si dedica all'agricoltura dove con il suo animo di sperimentatore tenta nuove forme di gestione. Nel 1956 gira un documentario a colori "Il pittore e la città" (O pintor e a cidade) in cui confronta immagini di Oporto con i quadri di Antonio Cruz grazie al quale vince l'Arpa d'argento al festival di Cork. Ottiene dei fondi nel 1963 per girare il suo secondo lungometraggio "Atto di primavera" (Acto de primavera) sulla rappresentazione che ogni anno nel paesino di Curalha si fa della passione di Cristo. Dal '72 torna al lungometraggio, grazie a un finanziamento della Fondazione Gulbenkian, con "Il passato e il presente" (O passado e o presente) si orienta verso storie letterarie d'epoca romantica, dove si consumano amori impossibili, che inizia la tetralogia che comprende "Benilde o la vergine madre" (Benilde ou a Virgem-Mãe" (1975), "Amor de perdiço" (1978), e si conclude con il suo capolavoro "Francisca" (1981). Nel 1985 si ispira a un testo del francese Paul Claudel per "La scarpetta di raso" (O sapato de cetim) e riceve a Venezia il Leone d'oro alla carriera. Nel 1991, sempre a Venezia vince il premio speciale della giuria per "La Divina Commedia" (A divina comédia). Negli ultimi anni la sua produzione è stata molto intensa. Sono usciti tra gli altri, "La valle del peccato" (Vale Abraão, 1993) e "I misteri del convento" (O convento, 1995). Nel 1996 ha presentato a Venezia con successo il sottile "Party". Con "La lettera" (A carta, 1999), ha ottenuto il gran premio della giuria al Festival di Cannes. Notevole successo di pubblico ha ottenuto nel 2000 "Parole e Utopia" (Palavra e utopia) e nel 2001 "Ritorno a casa" (Vou para casa) con Michel Piccoli nel ruolo di un anziano attore. Presente fuori concorso con "Porto della mia infanzia" (Porto da minha infãncia) alla 58° Mostra del Cinema di Venezia, riceve il "Premio Robert Bresson" assegnato dalla Rivista del Cinematografo con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. nel 2007, su invito del Gilles Jacob per la 60ma edizione del Festival di Cannes, partecipa al film collettivo 'Chacun son cinéma' con il suo episodio 'Ce petit coup au coeur quand la lumière s'éteint et que le film commence'. | |
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