| TRAMA: Il film è la storia del poeta Dino Campana - il celebre autore dei "Canti orfici" - nel periodo da lui trascorso (dal 1918 al 1932) in un manicomio della Toscana. Vi entrò poco più che trentenne (Campana è nato a Marradi nel 1885), dopo un tempestoso e appassionato amore con Rina Faccio, poetessa sotto lo pseudonimo di Sibilla Aleramo. Privato ben presto dell'amore e della comprensione dei genitori, misconosciuto dagli ambienti letterari ufficiali dopo una vita anche di vagabondo in Patria e fuori, abbandonato infine anche dall'Aleramo (che mai, tra l'altro, si recò da lui in visita), Dino Campana si trova ristretto nella squallida tetraggine della vita manicomiale. Non scriverà più un solo verso, anche se la poesia gli canta nel cuore. Un giovane psichiatra il dottor Carlo Pariani - avverso ai metodi terapeutici di una psichiatria punitiva all'epoca di moda, ottiene di prendersi cura di Dino, ne sonda la tumultuosa personalità, cercando di carpirne i ricordi e le allucinazioni e di penetrarne i più riposti segreti. Ma il "malato" resta tale, in un misterioso territorio che ondeggia tra i confini posti da una dichiarata psicopatia dissociativa e quelli della limpida freschezza della poesia, intesa come libertà e come difesa contro tutto e tutti. Il rifiuto di Dino è totale e irreversibile. Il fantasma di Sibilla, di continuo evocata, suadente ed ossessiva, non lo abbandona mai. Al giovane psichiatra, che si era sinceramente proposto di recuperare Campana e di farlo tornare tra la gente che ora ha cominciato a comprenderne il valore, non resta che constatare la propria sconfitta: il poeta, sigillato nella sua delirante solitudine, non uscirà dal carcere impostogli se non con la morte. |
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