| TRAMA: Mesa è un brav'uomo di Sarajevo, coniugato con Sena e padre di due bambini. Un giorno, in treno, gli scappa un commento su di una vignetta stampata su "Politica": quanto basta alla sua amante, che è presente, lo ama e ne è gelosa, per parlarne al fratello di Sena, del quale poi la donna diventerà la moglie. Il cognato di Mesa, funzionario del Partito in un'epoca di stretta osservanza stalinista, fa inviare l'incauto suo parente ai lavori forzati in una lontana miniera. Tocca a Sena mandare avanti la baracca con piccoli lavori da sarta e dando ad intendere a tutti, soprattutto ai suoi figli, che il papà è in viaggio d'affari. Dopo la scomunica del Kominform (1948) e la ribellione autonomistica di Tito, i tempi cambiano: Mesa viene riabilitato e trascorrerà, riunito alla famiglia, un successivo periodo di impegno politico in un'altra cittadina, dove il figlio minore Malik va a scuola, fa il pioniere e si innamora della piccola figlia di un medico, russo di nascita, peraltro destinata a morire. Finalmente Mesa potrà tornare nella sua casa di Sarajevo e, in occasione di una festa familiare, tenterà di far riappacificare Sena con il fratello gerarca (ora ad ali più afflosciate): certi tempi e metodi sembrano tramontati e si deve stare in accordo e in allegria. Però, e seppure tardivamente, Mesa si prende la sua personale vendetta, violentando la cognata che volle denunciarlo: ciò, mentre tutti gli invitati - e con loro l'intera Jugoslavia - sono incollati alla radio ed accolgono con un'esplosione di gioia irrefrenabile la vittoria della nazionale di calcio sulla squadra dell'URSS ancora stalinista. Di tutte le vicende collettive e familiari Malik è il testimone: a lui ed alla sua generazione spettano il compito di una narrazione spontanea e candida, nonché la speranza di tempi meno feroci e meno vendicativi. |
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