| TRAMA: In Svezia, negli anni '50, il ragazzo Ingemar vive in un piccolo centro con la madre, il fratello maggiore e il cane Sikkar, mentre il padre è sempre assente, perché lavora in un paese lontano. Quando la mamma si ammala gravemente di tubercolosi, Ingemar viene ospitato dallo zio Gunnar e da sua moglie, che vivono in un villaggio in campagna, e Sikkar viene messo in un canile. Il ragazzo deve adattarsi ad un nuovo ambiente sentendo molto la mancanza della madre e del cane, compagno di giochi. Cerca di capire gli altri che gli sembrano spesso strani: lo zio Gunnar che lavora in una vetreria e che nelle ore libere vuole che il nipote lo aiuti a costruire una casetta dei giochi; Berit, che posando per una statua allegorica, si fa accompagnare da Ingemar nelle sedute, per salvare la reputazione, e ciò frutta al ragazzo una pericolosa caduta dal lucernaio dello studio dello scultore, giacché si arrampica lassù per vederla svestita; un vecchio malato, che dal ragazzo si fa leggere un catalogo di biancheria intima femminile; uno strambo personaggio che martella tutto il giorno il tetto di casa sua, oppure che fa il bagno nel fiume gelato; Saga, una ragazza che vorrebbe essere considerata un maschio e gioca a pallone e tira di boxe coi ragazzi. In mezzo a tutti questi personaggi, Ingemar se la cava con la sua solita, accomodante filosofia: "" davvero importante fare i confronti nella vita". Passata l'estate, Ingemar torna dalla mamma, che però, si aggrava e muore, dopo che egli l'ha rivista un'ultima volta in ospedale. Il ragazzo è così costretto a trasferirsi definitivamente presso lo zio, ed è sempre più desideroso di riavere il cane, del quale chiede invano notizie precise. Spesso egli si mette a quattro zampe e finge di abbaiare, come se volesse realizzare la presenza dell'animale, impersonandolo. Quando l'amica Saga, con la quale ha bisticciato, gli rivela che Sikkar è da tempo morto nel canile, la perdita dell'amico della sua infanzia fa scoppiare il dolore finora sepolto dentro il suo cuore per la morte della madre. Soltanto adesso Ingemar la piange disperato, chiudendosi da solo per una notte nella casetta dei giochi, comprendendo che non potrà mai più soddisfare il bisogno di parlare a lungo, confidando a lei ogni più piccolo problema della sua vita. La crisi di disperazione passerà: Ingemar uscirà dall'infanzia, maturato dal dolore e dalle molte esperienze vissute, e ritroverà la sua saggia filosofia: "Poteva andare peggio". |
|
---|