| TRAMA: Nel luglio 1947, Victor, un quindicenne ebreo di famiglia Polacca, i cui genitori scomparvero nell'inferno dei deportati, fugge dalla famiglia francese cui era stato pietosamente affidato per salvarlo, si trasferisce a Parigi e qui, nel métro, un giorno incontra occasionalmente un suo coetaneo, Felix, di classe borghese, costretto per punizione a passare le vacanze in città presso il gioviale zio Jean, un piccolo industriale. Tra i due ragazzi tanto diversi nasce la simpatia: spesso i due si incontrano per stare insieme, scambiarsi libri o andare a vedere un film. Ma intanto Victor ha trovato lavoro: fa il ragazzo di bottega presso Max il rigattiere, uomo bizzarro, loquace e brontolone, ma in fondo generoso alla sua maniera, ebreo anche lui. L'incontro con il ragazzo ricco e quello con Max sono basilari per la crescita di Victor: egli lavora volentieri, si fa ben volere per la sua indole mite, impara anche a difendersi tra le furbizie e trappole del piccolo commercio e in qualche momento anche pericoloso del mercato nero, sempre (o quasi) guidato fra bizze e bontà dal vecchio Max. Poi le vacanze estive di Felix finiscono e i due amici non si rivedranno mai più, ma Victor non è più solo: il rigattiere, ormai un po' malfermo in salute, lo tiene definitivamente con sé. Nella sua casa vi è su di una consolle una piccola luce perennemente accesa davanti alle poche fotografie di moglie e figli perduti nei lager nazisti. Max stesso reca sul braccio - senza mai ostentarlo - il numero di matricola di internato. Max, nell'aggiungere con gesto gentile ai suoi ricordi la foto dei genitori di Victor nei tempi felici, li accomuna insieme al ragazzo nella memoria dell'orrore e del dolore, pronunciando, comunque, qualche parola di speranza per l'avvenire. |
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