| TRAMA: La Quaglia Antonio vince, nel 1922, un concorso per 850 posti di capostazione di III classe: essendo risultato ultimo in graduatoria, viene destinato a Piovarolo, sperduto paesino, dove si ferma giornalmente soltanto un accelerato. Il clima è estremamente piovoso: l'unico svago è il circolo culturale, nel quale un ex trombettiere di Garibaldi ripete ogni sera il racconto dell'episodio, cui si riallaccia la frase storica dell'eroe:"Qui si fa l'Italia o si muore". Quando il vecchietto è vicino a morte, due deputati, uno socialista e l'altro popolare, si contendono una sua dichiarazione, che darebbe alla storica frase garibaldina un'intonazione, rispettivamente socialista o popolare. Ma il vecchietto muore mentre passa il treno che porta a Roma le camicie nere. La Quaglia, che è giunto a Piovarolo pieno d'entusiasmo, è oppresso dalla monotonia di quell'esistenza, che solo la speranza di un trasferimento rende tollerabile. Sotto il Regime, La Quaglia, che non ha saputo uniformarsi del tutto al nuovo stato di cose, resta a Piovarolo ed ha pessime note di qualifica. Costretto al matrimonio, finisce con lo sposare la maestrina del luogo, che lo aveva fatto punire per un'irregolarità; ma in seguito va incontro a nuovi guai, giacché la moglie non è di razza ariana. Mutato il regime, La Quaglia deve combattere con la figliola, signorina di idee moderne e aspirante diva, che trova insopportabile l'esistenza a Piovarolo e, alleandosi alla mamma, l'accusa d'incapacità perché non ha saputo ottenere una promozione. Si presenta finalmente una buona occasione per far valere direttamente le sue ragioni quando, per timore di una frana, deve fermare il treno sul quale viaggia il Ministro delle Comunicazioni. Egli può segnalare il suo caso al Ministro, che si mostra incompetente e svagato e gli fa delle vaghe promesse. Ripartito il treno, il segretario avvertirà il Ministro dei pessimi precedenti di carriera di La Quaglia e questi rimarrà a Piovarolo. |
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