| TRAMA: Mentre Stalingrado è assediata strettamente dalle preponderanti truppe russe e nonostante l'ingente perdita di 70.000 uomini, von Paulus non si ritira poiché così ha ordinato Hitler, provocando in tal modo la morte inutile di altre decine di migliaia di uomini. I sentimenti dei superstiti, nel dicembre del 1942, sono facilmente inutili e sono racchiusi nelle disperate lettere (mai recitate) che questi inviano ai loro familiari. Oggi, ritrovate, molte di queste confidenze svelano dolorosi drammi personali e collettivi. Così un meteorologo, scrivendo al professor Franz, dice che bisognava agire nel 1932 con la forza della scheda elettorale e non stare a guardare le stelle: ora è troppo tardi. Un ufficiale, ex pianista concertista, si trova con le mani congelate in uno scantinato che da un momento all'altro può crollare; alla moglie Margaret ricorda i suoi concerti e quelli di Kurt che della stessa donna fu amante: ora anche Kurt è a Stalingrado, scende nel sotterraneo e, apprendo un pianoforte a coda stranamente intatto, suona l'"Appassionata" di Beethoven. Un ufficiale carrista delle SS racconta del giorno in cui, colpito da un semovente nemico, si avvicinò al medesimo e uccise per pietà l'occupante che, gravemente ferito e urlando dal dolore, tentava invano di uscire dal mezzo bellico in fiamme; ora l'ufficiale si aggira come un pazzo, urlando la sua innocenza per l'assassinio, fino a che non incappa in una pattuglia nemica che lo fredda. Un cappellano racconta ai fedeli come, nella notte di Natale del 1942, celebrò la Messa fra undici commilitoni. |
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