| | All'anagrafe: Claude Autant |
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Etą alla morte: 98 anni | Data di nascita: 05/08/1901 | Segno Zodiacale: Leone | Luogo di nascita: LUZARCHES (Francia) | Data di morte: 05/02/2000 | Luogo di morte: ANTIBES (Francia) |
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| Regista. Figlio di un architetto, scenografo di talento, amico dei surrealisti, dotato di cultura e esperienze internazionali, Autant (l'altro cognome è lo pseudonimo adottato in carriera dalla madre attrice) è una delle personalità più controverse del cinema francese. Lascia la Francia da bambino al seguito della madre Louise Lara che si separa dal marito. La donna, convinta pacifista, emigra a Londra per sfuggire al clima della prima guerra mondiale. Tornato in Francia, dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti e all'Ecole des Arts Decoratifs, debutta nel cinema con "Il carnevale delle verità", di Marcel L'Herbier, per il quale dipinge le scene. Come scenografo e costumista si fa presto largo nell'ambiente intellettuale parigino collaborando con L'Herbier, Renoir, Renè Clair, di cui è anche aiuto regista in "Paris qui dort" del 1923. Dopo il cortometraggio sperimentale "Costruire un fuoco" (1925), lascia Parigi per Hollywood dove dirige versioni francesi di film di successo, tra cui le comiche di Buster Keaton. Tornato a Parigi nel 1933 debutta alla regia con "Ciboulette", ma una lite coi produttori gli costa l'esilio volontario in Inghilterra da cui viene richiamato tre anni dopo per dirigere commedie in coppia con Maurice Lehmann. A guerra finita, nel 1946, il regista cerca il successo seguendo la via dello scandalo adattando per il grande schermo il romanzo di Raymond Radiguet "Il diavolo in corpo". Per molti, tuttavia, questo non è il suo film migliore: gli preferiscono "Occupati di Amelia" (1949), "L'auberge rouge" (1951) e perfino lo Stendhal romantico di "Il rosso e il nero". Il pubblico lo applaude ne "La traversata di Parigi" che, con la ricostruzione del periodo della borsa nera, manda su tutte le furie il critico Francois Truffaut. Negli anni '50 la sua vena progressivamente si esaurisce. Prova il cinema di genere ("En cas de malheur", da George Simenon), riprende la commedia ("Le journal d'une femme en blanc"), rinnova lo scandalo con "Non ucciderai" sugli obiettori di coscienza. Il suo ultimo grande film è, nel 1968, "Le franciscain de Bourges". Nel 1977 si ritira definitivamente e confessa nella sua autobiografia 'La rabbia nel cuore' (1984) le amarezze per le occasioni perdute. Accademico di Francia, nel 1989 viene anche eletto nelle file del Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen al Parlamento Europeo dove dichiara che le camere a gas naziste erano solo un'enorme bugia. Nel corso della sua lunga carriera firma una sessantina di film. Muore in una clinica di Antibes a 99 anni dopo una lunga malattia. | |
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