Attrice. Figlia dell'ufficiale di polizia militare Louis Erich Otto Dietrich e di Elisabeth Josephine Felsing. Il padre muore quando lei ha undici anni e la madre si risposa con Eduard von Losch, un tenente di cavalleria. che la adotta. Amante della musica, suona discretamente il violino e il piano e nel 1921 si iscrive all'Accademia di Max Reinhardt per studiare recitazione. Fino alla fine degli anni '20 lavora con successo nel cabaret e contemporaneamente ottiene piccole parti al cinema. Nel 1930 Joseph von Sternberg decide di farle interpretare il ruolo della cantante Lola Lola nel film "L'angelo azzurro" (Der Blaue Angel). La prima del film si tiene il 1° Aprile al Gloria Palast sulla Kufüstendamm di Berlino e segna l'inizio del mito della Dietrich. Il sonoro mette in evidenza la sua voce roca e sensuale che affascina il pubblico come le sue già famose gambe. L'attrice diventa il simbolo di una femminilità misteriosa, carnale, ma allo stesso tempo ironica e sfrontata, Hollywood la chiama e ottiene un contratto con la Paramount che in quel periodo cercava un'attrice da contrapporre alla divina Garbo della MGM. Tra il '30 e il '35 gira sei film con Sternberg, di cui diventa nel frattempo l'amante nonostante nel '24 si sia sposata con Rudolf Sieber e abbia avuto una figlia, Maria , nata nel '25. Con il suo primo film americano, "Marocco" al fianco di Gary Cooper, ottiene la candidatura all'Oscar e diventa la più pagata tra le attrici del suo tempo. Nel 1937 diventa cittadina americana e durante la II Guerra Mondiale gira l'Europa e il Nord Africa per intrattenere le truppe statunitensi (per questo le viene conferita la Medaglia della Libertà). Goebbels la invita più volte a tornare nella Germania di Hitler, ma lei rifiuta e, viste le sue attività antinaziste, nel 1950 la Francia le conferisce la Legion d'onore. Negli anni '50 i suoi impegni cinematografici sono sempre più rari e l'attrice si dedica al teatro con recitals di canzoni a Las Vegas, Broadway e Parigi. La sua ultima apparizione sul grande schermo è del 1979 in "Gigolò" (Schöner Gigolo - Armer Gigolo) di David Hammings. Durante la sua ultima performance dal vivo si rompe una gamba per una caduta dal palcoscenico dovuta probabilmente alla sua dedizione all'alcool. Passa così i suoi ultimi tredici anni costretta in casa, lontana dalla vita di società, ma sempre in contatto con i suoi amici sparsi per il mondo tramite il telefono o le lettere. Maximilian Schell, gira con lei "Marlene", un lungo documentario di montaggio attraverso schegge di film con un'intervista fuori campo, uscito nel 1984. Muore il 6 maggio 1992. E' sepolta al cimitero Friedhof III di Berlino, accanto a sua madre. La figlia Maria Riva ha venduto tutti i suoi documenti, diari, lettere e ricordi al municipio di Berlino e nel 1993 aveva pubblicato una biografia impietosa dell'attrice dal titolo "Marlene: an intimate memoir". La Dietrich stessa ha scritto due libri: "Marlene Dietrich ABC" (titolo italiano: Il diavolo è donna, dizionario di buone maniere e di cattivi pensieri) nel 1961 e un'autobiografia, "My life story" nel 1979. Non ha mai divorziato dal marito sebbene i due abbiano vissuto insieme solo i primi cinque anni di matrimonio.