Attrice. Nasce a Tirana dove suo padre - il noto epidemiologo romano Alberto Coluzzi - sta svolgendo un'attività di ricerca sulla malaria. Il 14 ottobre 1943, in seguito all'Armistizio di Cassabile, torna in Italia insieme ai suoi genitori e va a vivere a Perugia mentre alla fine del 1945 l'intera famiglia si trasferisce nella frazione di Monticelli, in una casa di campagna che il padre ha acquistato per installarvi anche il suo laboratorio. Fin da giovanissima, Francesca Romana dimostra una spiccata predisposizione per musica, poesia e pittura e, grazie al suo fisico atletico, entra ben presto nel mondo del cinema come stuntwoman. Nel 1964 è la controfigura di Mylène Demongeot nel film "Fantomas 70" di André Hunebelle e quattro anni dopo quella di Marisa Mell in "Diabolik" di Mario Bava. In quegli stessi anni, Lucio Fulci la chiama a interpretare alcuni piccoli ruoli e Federico Fellini le propone una parte in "8 ½", ma Francesca Romana, decisa a proseguire gli studi, decide di rinunciare. Nel 1968, però, decide di vestire i panni di Asmara in "Serafino" di Pietro Germi, accanto al cantante Adriano Celentano: il film ha un incredibile successo e la giovane attrice riesce a incantare il pubblico con il personaggio della campagnola manesca, che l'accompagnerà nel corso di tutta la sua carriera. Lasciati gli studi, Francesca Romana si getta a capofitto nel mondo del cinema e inizia una dura e difficile gavetta come scenografa, ideando e realizzando in un solo anno, il 1968, gli interni di "Gli intoccabili" di Giuliano Montaldo, "La monaca di Monza" di Eriprando Visconti, "Il profeta" di Dino Risi e infine "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa?" di Ettore Scola, in cui si vede assegnare anche una piccola parte. Nel 1970 torna davanti alla macchina da presa per interpretare un personaggio molto impegnativo, Tarsilla Tettamanzi, in "Venga a prendere il caffè da noi" di Alberto Lattuada. Il film ottiene un notevole successo e l'attrice riceve anche la consacrazione della critica che l'anno successivo le assegna il Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista. Negli anni successivi si divide tra la commedia erotica in voga in quel periodo e le partecipazioni a piccoli film sperimentali. Dal 1985 inizia a diradare le sue apparizioni sul grande schermo per dedicarsi al teatro, alla fotografia e alla pittura. In quegli anni inizia anche ad insegnare e fonda a Roma il Laboratorio Teatrale, ribattezzato in seguito Associazione Culturale "Minestrone d'Arte", dedicato completamente ai bambini. Muore all'età di 66 anni a Roma a causa di una neoplasia polmonare contro cui combatteva da un anno.