| | All'anagrafe: Juliette Binoche |
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Etą: 60 anni | Data di nascita: 09/03/1964 | Segno Zodiacale: Pesci | Luogo di nascita: Parigi, Francia | | |
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| Juliette Binoche, nata il 9 marzo 1964 a Parigi, è figlia d'arte, il padre Jean-Marie Binoche è un mimo, regista e scultore, attivo principalmente in Sud America, e la madre, Monique Yvette Stalens, è un'attrice franco-polacca e insegnante di letteratura. Quando i suoi genitori divorziano, la piccola Juliette non ha neanche quattro anni e viene mandata in un collegio. Le poche vacanze le trascorre con la nonna materna e le visite dei suoi genitori sono sporadiche, una situazione che contribuirà molto alla formazione del suo carattere. Nel corso dell'adolescenza inizia a recitare in produzioni teatrali amatoriali e frequenta alcuni conservatori distrettuali. Una volta diplomata, decide di iscriversi al Conservatoire national supérieur d'art dramatique (CNSAD) di Parigi, ma non conclude gli studi, preferendo trovarsi un agente e unirsi con lo pseudonimo Juliette Adrienne a una compagnia teatrale, che svolge tournée in Francia, Belgio e Svizzera. Nel frattempo, però, continua a studiare recitazione, prendendo lezioni da Vera Gregh e a mantenersi lavorando come commessa in un grande magazzino.
I primi impieghi sono per lo più spot televisivi, a cui seguono piccoli ruoli per la serie Dorothée, danseuse de corde (1983) di Jacques Fansten e per il telefilm Fort bloque (1983) di Pierrick Guinnard. Nonostante siano poche più delle comparse, le assicurano il debutto cinematografico, che avviene nello stesso anno con Liberty Belle (1983) di Pascal Kane nella piccola parte. Binoche non demorde e continua imperterrita la scalata verso la carriera che si è prefissata di raggiungere. Riesce nel suo intento, quando nel 1983 fa un'audizione per il controverso Je vous salue, Marie (1985) di Jean-Luc Godard, che decise di incontrarla dopo aver visto una sua foto e la scritturerà per il ruolo secondario di Juliette. Con il lavoro di Godard ottiene una certa visibilità e aumentano gli impegni al cinema, che la vedono sul set della commedia Les Nanas (1985), il drammatico Vita di famiglia (1985) e il thriller Adieu Blaireau (1985), che se non le danno ancora la fama, le permettono di collaborare con star affermate. Eppure nello stesso anno, la Binoche è al cinema in un ruolo da protagonista con Rendez-vous (1985) di André Téchiné, che la pone finalmente sotto i riflettori. Questo film drammatico con Lambert Wilson e Jean-Louis Trintignant, le permette di aggiudicarsi una candidatura ai Premi César e di vincere il Premio Romy Schneider, assegnato annualmente a una giovane attrice emergente del cinema francese. Successivamente la Binoche accetta un ruolo in Mon beau-frère a tué ma sœur (1986) di Jacques Rouffio con Michel Serrault e Michel Piccoli, ma si rivela un flop, insegnando alla giovane attrice che le parti vanno accettate non badando solo alla presenza di interpreti importanti nel cast.
Nel 1986 la Binoche torna a condividere il set con Piccoli in Rosso sangue, pellicola di Léos Carax a cui prende parte anche l'attore feticcio del regista, Denis Levant. Il film è un thriller fantascientifico di grande successo che permette all'attrice di aggiudicarsi una seconda nomina ai César. In poco tempo si afferma fortemente nel cinema francese e non stupisce la sua partecipazione poco più che ventenne a una produzione statunitense di grande alito, come L'insostenibile leggerezza dell'essere (1988) di Philip Kaufman. Binoche è Tereza, una giovane e innocente cameriera di cui si innamora il personaggio di Daniel Day-Lewis. Ancora non pienamente pronta per lanciarsi nel panorama cinematografico internazionale, anche a causa della sua carenza nella lingua inglese, la Binoche torna in patria e torna a collaborare con Carax ne Gli amanti del Pont-Neuf (1991), dove ritrova Levant. Un'opera colossale dalla lunga gestazione e da una assidua ricerca di fondi, che hanno portato alla costruzione di una pellicola drammatica in cui il sentimentalismo selvaggio e le pittoriche visuali parigine hanno consegnato alla storia del cinema un piccolo capolavoro. Gli amanti del Pont-Neuf assicurano alla Binoche una terza candidatura ai Premi César e la vittoria come Miglior attrice all'European Film Award. Le riprese con Carax la impegnano a tal punto che è costretta nel frattempo a rifiutare diversi ruoli significativi in altre produzioni cinematografiche internazionali, ma durante una breve pausa riesce a girare con Mike Figgis in cinque giorni Mara (1991), breve episodio della televisiva Women & Men 2.
Nel decennio dei Novanta, conquistata una certa popolarità artistica in Francia, l'attrice si vede pronta per il grande salto: tentare una carriera internazionale. Inizia con il doppio ruolo di Catherine Earnshaw/Linton in Cime tempestose (1992) accanto all'Heathcliff di Ralph Fiennes e continua con Il danno (1992) di Louis Malle, dove recita accanto a Jeremy Irons. I più grandi successi di questo periodo per la Binoche, però, sono fondamentalmente due: Tre colori - Film blu (1993) del polacco Krzysztof Kieślowski, che le vale finalmente il Premio César, seguito dalla premiazione come Miglior interpretazione femminile a Venezia e una candidatura ai Golden Globe; Il paziente inglese (1996) di Anthony Minghella, che la consacra definitivamente con la vittoria del Premio Oscar come Miglior attrice non protagonista. È un periodo in cui si ritrova spesso a interpretare personaggi malinconici e la critica non tarda a notare che sono proprio questo tipo di figure quelle che le riescono meglio, grazie alla intensa e passionale disperazione con cui la Binoche li investe. Negli anni a venire si divide tra Europa e USA, lavorando a L'amore che non muore (2000) e avviando una collaborazione con Michael Haneke che porterà alla realizzazione di Storie - Racconto incompleto di diversi viaggi (2000) e Niente da nascondere (2005). Il 2000 è anche l'anno di uno dei ruoli più iconici della carriera della Binoche, quello di Vianne Rochet in Chocolat di Lasse Hallström con Johnny Depp, un successo mondiale con cui l'attrice si aggiudica anche una candidatura agli Oscar, ai Golden Globe, ai BAFTA Award e ai Screen Actor Award come Miglior attrice protagonista.
È ormai entrata a pieno nell'Olimpo delle star internazionali e in una parentesi patriottica decide di tornare momentaneamente al cinema francese, che non aveva mai abbandonato del tutto, con Jet Lag (2002) di Danièle Thompson insieme a Jean Reno e Parigi (2008) di Cédric Klapisch. Nel frattempo non dimentica quale è stato il suo trampolino di lancio per la fama globale (la carriera internazionale) e vola in Sud Africa per In My Country (2004) di John Boorman e, come agli albori della sua carriera, torna a prender parte a un controverso film religioso con Mary (2005) di Abel Ferrara, dove è Maria Maddalena. Nel 2006 è nel cast del film collettivo Paris, je t'aime insieme a un cast totalmente internazionale e con Jude Law in Complicità e sospetti di Minghella. Associata solitamente alla drammaticità, il suo volto intenso si presta bene anche alla commedia, affiancando Steve Carell in L'amore secondo Dan (2007). Seguono alcuni ruoli di supporto all'estero con The Son of No One (2011) di Dito Montiel, Cosmopolis (2012) di David Cronenberg e Godzilla (2014) di Gareth Edwards e parti da protagonista in pellicole più di nicchia, come Mille volte Buona notte (2013) di Erik Poppe e Sils Maria (2014) di Olivier Assayas. Recita come personaggio principale anche nell'italiano L'attesa (2015) di Piero Messina, conquistando una candidatura ai David di Donatello; mentre due anni dopo è nel blockbuster Ghost in the Shell (2017) nei panni della dottoressa Ouelet, responsabile della trasformazione di Scarlett Johansson in un androide. Messe da parte già da un po' le grigie tinte dei film malinconici, la Binoche è una cinquantenne alla ricerca del grande amore nella commedia L'amore secondo Isabelle (2017) - titolo italiano che sembra ricalcare uno dei suoi neanche troppo precedenti lavori - di Claire Denis. | |
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